Giovanna Caraci

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Altri racconti

2008. La carta del Dio Seth

Quel mazzo di Tarocchi che Carmela aveva tirato fuori dalla borsetta, lei non aveva il coraggio di toccarlo: unto, i bordi logori e neri di chissà quante mani che lo avevano maneggiato...
Sara aveva dovuto prenderli. Erano sporchi. Vivi. Facevano paura. 

[...]

Sono tutte cavolate, si diceva Sara sgomenta, guardando quelle carte ostili con l’arcano senza nome rovesciato, la carta del dio Seth - il tredici, come i pezzi del corpo di Osiride - conficcata proprio nel cuore dell’oracolo...


2008. Il gelsomino

Alle quattro di notte Maurizio scivolò come un’anguilla sotto le lenzuola. S’era spogliato in corridoio, ed era arrivato fino al letto tastando le pareti.
Carlotta dorme, non s’è accorta di nulla, crederà che son tornato da ore. Meno male perché io odio le bugie, e poi domattina mi devo alzare presto, Anna mi aspetta al terminal di Fiumicino, ci prendiamo due giorni di vacanza...
Alle quattro di notte non prendo decisioni, pensò Carlotta, devo riflettere. S’è spogliato in corridoio ma l’odore del colloquio di lavoro gli è rimasto addosso, sempre il solito da mesi. Perciò è una relazione fissa, e quelle costano di più.


2009. La scimmia albina

Una fiaccola accesa si agitò dietro le colonne del balcone fiorito, al secondo piano.
Lei si lasciò scivolare dal davanzale sulla testa del grifone, poi con una capriola svanì, inghiottita dai petali delle petunie.
Attraversai la strada di corsa: non te ne andare! Gridai, ti devo parlare!
Nell’aria immobile, i petali delle petunie ondeggiarono.
Lo so che si lì. Perché seguiti a tormentarmi?


2010. Il coniglio nero

... E’ un coniglietto nero con le lunghe orecchie dritte, e gli occhi bruni che mi fissano. Riconosco lo scintillio di quello sguardo: ho un brivido di freddo.
Accendo sotto la caffettiera e senza voltarmi, riempio la ciotola di Ket, gli carezzo la testa, hai fame, eh? Intanto la caffettiera sibila, ah il caffè! Il primo vero piacere della giornata … non voglio guardare verso la finestra.
E invece mi volto, e lo vedo ancora, immobile, che mi fissa.
Il vetro si appanna del mio fiato, quando tremando mi avvicino: “Che vuoi ancora, da me?”
Lui, lo sguardo muto, mi sfida.


2010. Dove non so

Adesso, dopo quarant’anni, perché mai le telefonava? Che voleva da lei? Nostalgia? Non sono così sciocca, non si ricorderà nemmeno che faccia avevo...
Gli dirò, piantala con questa commedia, non ti rendi conto del tempo che è passato? Siamo cambiati tutt’e due, non lo capisci? Tu magari sarai ancora un bel fico, ma io ho le rughe intorno agli occhi, porto i tacchi bassi, gli occhiali, e mi duole la schiena. Sono passati quarant’anni!

[...]

Il parrucchiere socchiuse gli occhi e sottovoce le propose “Melba dream”, un fard che regalava in un batter d’occhio un incarnato di pesca.
Alle sette di sera l’odore del sugo bruciato ammorbò tutta la casa; Paolina era immobile sul letto con una maschera al ginseng sul viso, capace di toglierti vent’anni dalla faccia.


 

2012. La lacrima d'una dea

Che cos'è un nome? disse Apollo, e le chiuse la bocca con un bacio. La storia non dice se lei fosse consenziente, all'epoca non si usava, e molti secoli dovevano passare perché quella scusa non fosse più presa per buona; fatto sta che Apollo fece quello che gli garbava e subito dopo se ne andò senza lasciare un recapito.

[...]

Coronide uscì dall'acqua stordita ... la sua prima volta l'aveva immaginata diversa. Era stato tutto così veloce, che non riusciva a crederci. Decise di non farne parola con nessuno, anzi, smise proprio di parlare, tanto che a casa erano preoccupati: ma se avesse raccontato la verità - è stato un Dio disceso dal cielo, nemmeno il tempo di dire a, che subito dopo è volato via - qualcuno le avrebbe creduto?


 

2013. Ma l'amore no...

Ce n'è un'altro!di qua, di qua!- precipitandoci dietro quell'urlo, dal buio del vicolo si spalancò il cielo: la piazza era squarciata in una montagna di macerie.
Lassù, del morto si vedevano solo le scarpe.

[...]

"Ma l'amore no, l'amore mio non può, dissolversi nel vento con le rose … ".
Un mattino all'alba, Chiara sgusciò fuori di casa con lo zainetto militare sulle spalle, Matteo l'aspettava, e davanti all'usciere sbalordito, convocato d'urgenza dal Sindaco per aprire la porta del Comune, si sposarono.
Partirono per Roma senza salutare nessuno.


 

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